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Sindrome dell'impostore

  • nadianunzi
  • 5 giorni fa
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 4 giorni fa


Donna con maschera

Se quello che fai non ti sembra mai abbastanza e vivi con il timore costante di essere scoperta, in quelle che ritieni le tue scarse competenze, stai vivendo la Sindrome dell’impostore.


È una sindrome molto estesa che riguarda la maggioranza delle persone, e che spesso tocca anche quelle di maggior successo.


Si tratta di una forma pensiero limitante che arriva dalla percezione falsata di sé e del proprio valore. E fa sentire perennemente a disagio, fuori posto.


Si presenta con quella voce che ti dice di fare sempre di più, sempre meglio senza metterti mai in gioco, aspettando il momento in cui ti sentirai pronta, che però non arriva mai e ti mantiene nella comfort-zone.


È una modalità di fuga che si innesca per protezione, limitandoti molto nelle tue scelte di vita e precludendoti l’opportunità di sentirti soddisfatta e realizzata.


La sindrome dell’Impostore ha a che fare con la bassa autostima e puoi subirla in vari modi.


Di seguito te ne elenco alcuni dei più comuni.


-       Non credi ai complimenti


Quando qualcuno si congratula con te per un lavoro svolto, per una qualità o competenza, ti senti a disagio e tendi a sminuirti. Inoltre credi che la persona non pensi davvero ciò che ti sta dicendo ma sia soltanto gentile e carina con te.


-       Quando riesci in qualcosa non attribuisci i risultati al tuo valore, alle tue capacità ma pensi che dipenda dal caso o da un colpo di fortuna e anche in questo ti togli valore.

 

-       Hai manie di perfezionismo.


Nel lavoro o nei tuoi progetti controlli di continuo che tutto sia perfetto, che non ci siano sbavature, errori. Non riesci a rilassarti temendo che possa esserti sfuggito qualcosa e di essere criticata per questo. In realtà sei tu il tuo giudice più severo.


-       Non ti permetti di delegare


Pur di fare tutto da te, ti sovraccarichi e non deleghi mai, perché per te farti aiutare è sinonimo di debolezza. Pensi che in tal caso ti mostreresti come poco capace o professionale.


-       Ti paragoni di continuo agli altri


Hai la tendenza a spostare lo sguardo nelle vite altrui ritenendo gli altri migliori di te, più preparati, più intelligenti. In questo confronto metti in dubbio le tue capacità e alimenti la tua insicurezza.


-       Fai fatica a riposarti


Prenderti delle pause dal lavoro ti sembra tempo perso. Potresti addirittura sentirti in colpa quando ti fermi, soprattutto se altri lavorano.


Questa percezione può essere alimentata da condizionamenti famigliari dove i genitori, o i nonni hanno lavorato molto e fatto sacrifici per te.


Potresti ripetere, seppur in maniera inconsapevole, lo stessa schema di stacanovismo per non tradire il sistema familiare e le tue origini.


In tal caso il riequilibrio arriva quando ti concedi di scegliere una strada diversa da quella che hanno intrapreso i tuoi genitori. Con gratitudine per tutto ciò che hai ricevuto ma al contempo sentendoti libera di proseguire in una nuova direzione. Questo ti aiuta a onorare le tue origini senza sacrificarti.


-       Hai standard elevati


Magari riconosci la tua bravura e le tue predisposizioni particolari ma alzi sempre più l’asticella per non deludere. Lo stesso accade quando gli altri riconoscono le tue doti e ti senti sopraffatto perché in dovere di dimostrare il tuo valore. Riponi tutto sulle aspettative altrui che ti portano a voler eccellere sempre più.


-       Eviti di esporti per paura che qualcuno possa porti delle domande a cui non sai rispondere, temendo di fare una brutta figura. Il senso di vergogna prevale e temi l’umiliazione.

 

-       Rimandi di continuo aspettando di essere pronta


Insegui un corso di formazione dietro l’altro, credendo di dover avere maggiori conoscenze, senza mettere mai in pratica ciò che hai appreso. Hai paura che nel portare in concretezza il tuo sapere qualcuno possa smascherare la tua scarsa preparazione.


-       Quando ottieni un risultato non gli dai importanza e sei già proiettata verso il prossimo obiettivo, lavoro o progetto. Anche qui come se non fosse mai abbastanza e tu non possa permetterti di rallentare o godere del tuo successo.


-       Pensi che ciò che hai da dire non sia abbastanza importante. Che le tue idee o progetti non interessino a nessuno.

 

Come puoi aver notato le tematiche centrali di tutti questi comportamenti sono annesse alla percezione del tuo VALORE.


Il sottofondo che prevale è fatto di insicurezza, sfiducia e paure legate al giudizio. E tutto questo non fa essere depotenziante e limitante. Inoltre è il principale generatore dei tuoi auto-sabotaggi.


Cosa fare allora per uscirne?


Iniziando a piccoli passi a OSARE.


Riconoscendo la bellezza e l’importanza della tua Unicità, smettendo di paragonarti.


Ognuno ha il suo percorso ed è qui per un motivo proprio come te. Pertanto dare valore alla tua Unicità è il miglior antidoto.


Non restare in disparte. Muovi il primo passo.


Metti via il perfezionismo. Considera cadute ed errori come semplici esperienze naturali, senza drammatizzare.


Del resto a nessuno importa che tutto sia patinato o perfetto. Anzi alle persone interessa l’autenticità perché è nell’autenticità che si ritrovano e risuonano con aspetti di te.


E anche la tua storia può essere importante e donare un contributo alla collettività. Non banalizzarla e non sminuirti pensando di avere meno di altri. Riscopri piuttosto i tuoi talenti.


Mettili per iscritto e inizia a mostrarti per quello che sei.


Aggiungi anche i riconoscimenti che hai avuto e quando qualcuno si complimenta con te, fai un bel sorriso e rispondi semplicemente Grazie.


Stai con quel merito e sentilo dentro, fa che ti riscaldi il cuore e ti nutra. Impara a goderne. E poi fai qualcosa per celebrarti ogni volta che ottieni un risultato.


Sii tu per prima a sostenerti.


Ma fallo solo per mettere a tacere la voce impertinente del tuo giudice interiore così che non prenda troppo spazio nella tua vita.


Non per misurare il tuo valore in base a ciò che fai. Impara a sentirti importante semplicemente perché sei.


Imparando anche a delegare quando è necessario, concedendoti momenti di ristoro tutti per te, senza sentirti in colpa.


Se non sei abituata a farlo, all’inizio ti risulterà molto scomodo, ma via via imparerai e ti accorgerai di quanto tu ne abbia bisogno. E di quanto anche questo sia annesso al riconoscimento del tuo valore.


Tutti questi schemi disfunzionali si apprendono nel passato, nell’infanzia o nell’adolescenza, e arrivano dai genitori o da persone di riferimento di quel periodo come insegnanti in ambito scolastico.


Se sei stata valutata per la tua performance puoi non esserti sentita amata per come sei. E portare avanti queste sensazioni.


Ma ora che sei adulta sta a te riappropiarti della giusta visione, essendo più gentile nei tuoi confronti, riconoscendo la tua preziosità unica e le tue doti innate.




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© Nadia Nunzi

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