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Narrati. Scrivi.

​

Questo mi stava chiedendo la mia voce interiore

messa a tacere ormai tante volte.

Avevo un gran bisogno di riprendere contatto con me stessa,

con la mia anima, con la mia vera essenza.

Erano troppi anni che non lo facevo e la bambina in me piangeva

a più riprese, a toni alti, per farsi ascoltare

mentre io ero intenta a fare altro.

Avevo toccato il fondo, il mio personale.

Era decisamente tempo di risalire.

Presi un quaderno a fogli bianchi e una bic dorata e

seguii quel richiamo intuitivo. Scrissi per mesi stando nel flusso

senza pensarci su, senza strutturare nulla.

Lasciando che la scrittura mi guidasse e conducesse fuori

da quella bolla di sofferenza dove mi ero intrappolata.

Le diedi il permesso di aiutarmi, di guarirmi e di liberarmi.

Scrivere di sé è un processo che richiede sempre un gran coraggio e io, in quel momento più che mai, ero disposta a farlo.

Del resto c’è stato un tempo in cui ne ho avuto più per resistere che per lottare. E se avevo deciso di invertire la modalità e riprendermi tutto ciò che mi ero lasciata portare via quello era il tempo di avere fede e andare avanti.

Attraverso la scrittura autobiografica mi spogliai, eravamo solo io e lei e sapevo che mi era amica come lo è sempre stata e mi stava di nuovo accogliendo senza giudizio.

Ero io solo a criticarmi, sentirmi sbagliata, ingenua, in colpa. Ancora una volta.

Perché avevo permesso che una persona mi mancasse di rispetto così tanto?

Come ero diventata la versione meno pura di me stessa?

Me lo chiesi mentre scrivevo. La penna scorreva veloce sulla carta, a volte si inceppava per darmi il tempo di respirare, e io ero lì, a osservare quella piccola me che si muoveva come una ragazzina con gli occhi innamorati. La vedevo muoversi, inciampare, fare scelte lontanissime dalla sua essenza. Mi arrabbiavo con lei, le dicevo “No, non farlo! Attenta! Cambia strada”, a tratti la stringevo tra le mie braccia, poi versavo lacrime per non essere riuscita a proteggerla.

Il processo dava i suoi frutti. Pagina dopo pagina mi perdonavo.

 

La scrittura, con tutte le sue sfumature, ha un grande potere trasformativo.

La scrittura autobiografica in particolar modo ha un potere in più, è catartica, intima e ci permette di entrare in profondità dentro di noi, di prendere contatto con parti che ancora non conosciamo o che ci spaventano. Di osservarle con coraggio per scoprire cosa hanno di importante da mostrarci dietro la loro immagine più buia.

È uno strumento semplice, alla portata di tutti, eppure affatto superficiale.

La scrittura autobiografica è meditazione pura, guarigione, atto creativo, conoscenza e respiro.

Quando le affidiamo i nostri segreti, le parole più vere, li rende tangibili, li tramuta in simboli o personaggi che si muovono sulla carta, in grado di risponderci anche quando non chiediamo nulla di preciso. Perché ogni personaggio è lì per aiutarci a vedere la nostra storia da più prospettive, a diventare osservatori oltre che protagonisti e interagire con noi stessi.

In quel prendere le distanze dal nostro vissuto, da un evento traumatico, da un disagio, senso di colpa, vergogna o altro, riusciamo ad avere compassione per noi stessi. A un certo punto allentiamo la presa, ci ammorbidiamo e sviluppiamo la comprensione che è necessaria per perdonare chi ci ha ferito, soprattutto noi stessi.

In tal modo anche gli eventi più ombrosi si pacificano e illuminano.

 La scrittura autobiografica è un’amica fedele che ci sostiene tutte le volte che vogliamo: quando abbiamo bisogno di sfogarci, di esternare la rabbia senza ferire direttamente nessuno, di liberare qualcosa che ci pesa addosso o semplicemente quando abbiamo bisogno di giocare.

Ci accoglie, ci ascolta in silenzio, senza giudicarci mai.

Anche questa è la sua forza. Mentre si occupa di noi ci insegna a fare lo stesso, a prenderci il nostro tempo, anche se si tratta di pochi minuti.

È un atto di amore verso di noi perché quando ci narriamo ci prendiamo cura della nostra Anima e Le comunichiamo di  di voler tornare a Casa, riconnetterci con Lei. Ci diamo spazio e il diritto di prendere il nostro posto nel mondo, partendo da un gesto apparentemente piccolo ma in grado di cambiare in modo arricchente e costruttivo la nostra preziosa e individuale vita. 

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©Nadia Nunzi 

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Autobio
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