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  • Nadia Nunzi

Amarsi per salvarsi


Donna che legge

Non so quando sia iniziata esattamente.

Se con il mio fidanzato (poi futuro marito) oppure prima, tra le mura di casa. Perché si sa che fuori si cerca ciò che si è già vissuto, credendo invece di essere riuscite a scappare.

Quante volte a posteriori ho pensato che nulla andasse nel verso giusto per via del mio carattere, che fossi troppo aggressiva o troppo buona.

Troppo o poco. Sempre confronti, e sempre perdenti.

Mi sentivo sbagliata perchè volevano gli altri che mi sentissi così, per esercitare il controllo su di me, per manipolarmi. Ora lo so.

Era colpa mia se venivo punita, me lo meritavo. Questo allora credevo.

Meritavo di stare in un angolo a piangere, ad avere paura. Di essere presa per paranoica, nella migliore delle ipotesi.

Il mio ex marito era anche il mio socio. Un disastro su tutta la linea.

Non ero capace a casa, non ero capace al lavoro. Umiliazioni continue davanti a tutti, colleghi o parenti che fossero. Ventiquattrore su ventiquattro.

Ricordo che piangevo sempre, a volte nemmeno di nascosto.

Piangevo e le lacrime bruciavano.

Ho pensato di farla finita, tutto era insopportabile: le vessazioni, le umiliazioni, il sentirmi pazza, disadattata, e anche una madre incapace.

Lui invece era bravo in tutto. A lui volevano tutti bene.

Nemmeno la mia famiglia mi ha difeso, non si rendevano conto. Fino a quando non sono esplosa dando a lui modo di prendersi la ragione. Lo vedi che sei matta? diceva.

Mi ricordo che dopo una delle mie prime ribellioni la mia famiglia mi controllava.

Perché lui era preoccupato!

Non stavo bene, quindi dovevo essere controllata.

Quando sono riuscita ad allontanarmi la mia famiglia mi ha buttato di nuovo tra le sue braccia da orco. Mia madre mi chiamava tutti i giorni, mio padre passava a sorpresa a casa, erano disperati che io fossi incapace lontano dalla protezione e dall'amore di quel bravo ragazzo!

Ma dove pensavo di andare?

Ecco le dinamiche familiari, di quando vivevo ancora con i miei genitori e le mie sorelle. Eccole lì, di nuovo.

Devi essere responsabile, non egoista come sempre, mi dicevano.

Egoista?

Io sono la maggiore e quando i miei genitori erano entrambi fuori per lavoro io dovevo essere responsabile, anche di quelle azioni di cui non lo ero affatto.

Volevano che controllassi le mie sorelle adolescenti. Io che ero adolescente come loro.

Ho dovuto rinunciare a tutto per controllarle. E alla fine ho preso comunque le botte.

Nonostante tutto amo i miei genitori, ho compreso che anche loro, a loro volta, hanno avuto genitori e parenti avari di sentimenti, di gesti gentili, che necessitavano di un robot più che di un figlio/a.

Ho capito dopo, l'ho elaborato dopo.

Non servivano le botte fisiche con lui perchè quelle botte arrivavano direttamente all'anima e per questo ubbidivo docilmente.

Ero annullata, ero divenuta clone della sua personalità, di lui.

Così ho iniziato a perdere gli amici. Anche quelli che avevano tentato di mettermi in guardia, di tirarmi fuori. Ma io non li vedevo così. E non posso recriminare nulla loro, sono stata io ad allontanarli con il mio comportamento, passivo e pure aggressivo.

Anni di psicoanalisi, anni di pianti, sembrava che non riuscissi più a uscire da quel buco infernale in cui mi ero infilata da sola.

Mio figlio usato nei miei confronti come uno specchio della mia incapacità.

Ma non sto a raccontare i comportamenti e gli atteggiamenti malati di lui.

Non mi interessa.

Ho cercato di perdonare me stessa, di comprendere i miei comportamenti passivi, di curare la mia depressione perenne, di coltivare la mia autostima, di imparare ad amarmi. Solo così ne sono uscita fuori.

Mio figlio era davvero il mio specchio ma del mio fallimento di vivere.

Non era quello che volevo imparasse, vedesse e soprattutto credesse che fosse un comportamento corretto, il mio, ma soprattutto quello del padre.

Ho dovuto forzare la mano con me stessa, rompere tanti schemi che non mi appartenevano, annullare false credenze e comportamenti autolesionisti.

Ho imparato a smettere di auto-sabotarmi. Ho perso tanto, troppo tempo, ho perso i miei anni migliori. Ho perso del tempo prezioso per me e del tempo prezioso con mio figlio perchè ero troppo occupata a non affogare. E allora ho dovuto smettere di nuotare in quello stagno, in quella melma in cui mi facevo tenere e gettare ogni volta.

Mi ricordo, sorridendo, che mi ero fatta convincere a intraprendere anche una terapia di coppia. Dopo solo due sedute volevo prendere a testate pure lo psicologo.

Comunque è stato utile, la fortuna ha voluto farmi incontrare un incompetente misogino (non tutti sono incapaci ovviamente, perchè ho continuato da sola le sedute con altra professionista e mi ha aiutata tantissimo). Di fronte a due personaggi del genere

il mio istinto di sopravvivenza ha avuto la meglio. Mi sono trovata una casa e sono riuscita ad andarmene.

Lui ha tentato di usare di nuovo mio figlio contro di me, di separarci.

La mia ex suocera e la sorella strega hanno fatto di tutto per farmi apparire una poco di buono. Era impensabile che potessi lasciare il loro bel figlio/fratello, santo, bravo e compassionevole.

Avevano sottovalutato che l'amore che provavo per me stessa in quel momento era più forte di qualsiasi altra cosa o persona (perchè le cose si perdono e le persone si lasciano comunque). Io e me stessa, insieme tutta la vita, quello era vero. Questa è la realtà, l'unica. L'unica verità.

In questa fase la mia famiglia si è ravveduta. Hanno percepito la mia enorme sofferenza e mi hanno aiutato moltissimo anche con mio figlio, grazie a me, non solo al cielo.

Mi sono rimessa in sesto anche se per un periodo ho continuato a lavorare con lui.

È stata una bella palestra di vita, un viaggio profondo e lungo di conoscenza di me stessa. Dopo tanti anni di storielle di letto, non nego di averle avute, ho ritrovato pace e un nuovo amore. Più equilibrato, con i suoi alti e bassi, e viviamo di rispetto reciproco.

Mio figlio è indipendente da molto tempo, ha un buon lavoro e la sua prima convivenza. Non so se saranno rose e fiori tutta la vita, l'amore verso gli altri cambia, quello che non devo far mutare è l'amore per me stessa.

Io vengo prima, e se mi dicono che sono un egoista adesso, rispondo: amen.

Tutte/i abbiamo la forza, è lì dentro e fuori di noi. L'amore vero non è coercizione, non è condizionato, non può essere preteso.

Bisogna stare attente lungo tutto questo percorso di trasformazione, di ritorno a se stesse, i pericoli di ricaduta sono tanti.

Io non sono riuscita a perdonare ancora ma ho lasciato tutto alle spalle, quello che è passato e non può tornare. Non deve. Mai più.

Certe paure restano, a volte temiamo di rivivere certe situazioni, ma non potranno essere mai le stesse perchè noi siamo più forti, diverse, ci amiamo quindi ci proteggeremo per tutta la vita.

I manipolatori, i violenti o i vampiri affettivi non sono solamente i nostri partner, a volte, se ne incontrano altri/e che hanno ruoli diversi, interagiscono con noi e sentono quel particolare odore che emaniamo, quello per cui potrebbero riuscire a farci ricadere nella melma.

Il nostro istinto non sbaglia. Se lo ascoltassimo un po' di più anche noi percepiremmo il loro odore. L'amore e il rispetto per noi stesse devono essere la nostra difesa, il nostro muro invalicabile, e i lupi devono essere lasciati fuori a morire di fame.

Una ex agnellina.

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