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  • Nadia Nunzi

Non è mai tardi


In quel periodo ero impegnata, con un figlio e parecchio “stronza”.

Mi sentivo insoddisfatta e la sessualità con il mio compagno era una tortura. Era diventato solo un dovere. Così iniziai a frequentare le chat, anche perché avevo un lavoro che mi lasciava molto tempo libero per farlo.

Incontrai virtualmente una persona che sembrava brillante, intelligente, superiore alla media maschile con cui di solito interagivo. Dopo alcuni mesi di conversazione scritta ci siamo incontrati e sapevo già cosa volevo da lui e cosa avrei fatto in seguito.

Lasciai il mio compagno e iniziai a vivere quella che sembrava una favola.

Ero molto presa e non vedevo altro che lui. La cosa sembrava reciproca, diceva che l’avevo stregato. Purtroppo, però, quello stato di grazia durò poco.

Anche se ci frequentavamo di persona continuavamo a scriverci e avevo il divieto di comunicare con altri, non potevo nemmeno semplicemente salutarli. Lui invece, si concedeva il lusso di farlo. Così, una sera, creai un nuovo profilo con un nickname diverso dal mio e proprio mentre stavo chattando con lui su Messenger mi arrivò la sua richiesta nell’altra chat. Ovviamente vedendo il nome differente non immaginò che fossi sempre io. Gli chiesi come mai tardava tanto a rispondermi (mentre lo intrattenevo nella conversazione con il mio alter ego) e se stesse chattando.

Giurò su suo padre defunto senza alcuna remora affermando che stava scrivendo soltanto a me.

La rabbia e la frustrazione mi salirono al cervello.

In seguito iniziarono a fioccare insulti e umiliazioni.

Mi dicevo: «È davvero questa la vita che voglio?» e mi rispondevo che non lo era assolutamente eppure non riuscivo a tagliare di netto con lui.

Iniziammo a litigare sempre più spesso per ogni cosa e i suoi insulti arrivarono a colpire anche la mia famiglia. Non si accontentava di offendere soltanto me.

Quando con noi c’era anche mio figlio faceva finta di essere felice della sua presenza per poi dirne di tutti i colori anche di lui.

Il padre di mio figlio era giustamente molto arrabbiato e io provavo delle sensazioni stranissime. Mi vergognavo di tutte le ingiurie che ricevevo, ma, dopo qualche giorno di pausa in cui non ci vedevamo, tornavo sempre ad accoglierlo.

Ora so che si trattava di dipendenza. Una dipendenza non naturale, indotta da lui.

Ero consapevole di dover interrompere quella relazione assolutamente tossica ma non avevo la forza di farlo.

Non provavo amore e tenerezza, però, il mio era più uno stato di rabbia; dopo tanta sofferenza desideravo che soffrisse allo stesso anche lui.

Intanto aspettavo che trovasse una nuova vittima per riuscire a troncare ogni rapporto e quando accadde infatti ebbi le mie conferme sui suoi disturbi e finalmente ci riuscii. Non piansi per lui perché sapevo che troncare era l’unica cosa da fare per tornare a stare bene. Mi sono sentita comunque svuotata e strana per un bel po’.

È durata quattro anni, in fondo non troppi, poi ho rimesso insieme i pezzi.

Ho cambiato casa perché non volevo essere circondata dai brutti ricordi e ho iniziato a uscire con un’amica. Non volevo più nessun uomo nella mia vita: questo mi ripetevo ma al bar mentre chiacchieravo con lei ce n’era uno interessante, che parlava poco e dopo alcuni mesi mi sono ritrovata a pensarlo.

Non volevo buttar giù le barriere che avevo innalzato per proteggermi, ero impaurita. Temevo di incappare in un’altra brutta situazione ma alla fine mi sono concessa una nuova possibilità.

Ci siamo conosciuti e abbiamo deciso di uscire. La prima sera, al cinema, dall’agitazione ho vomitato nei bagni della sala. Pensavo che non mi avrebbe mai più invitata invece ha continuato a farlo.

È una persona che ha molto da dare.

Viviamo giorno per giorno e ciascuno mantiene i propri interessi: lui la caccia e io, in estate, il campeggio al lago di Garda.

Anche se entrambi non condividiamo le passioni dell’altro ci rispettiamo e stiamo bene, da ben tre anni. Sappiamo di poter contare l’uno dell’altra ed è una cosa bellissima.

Ho sessanta anni e non sono mai stata così felice in tutta la mia vita quindi mi sento di dire che non è mai tardi per ritrovare la propria serenità e nemmeno per incontrare la persona adatta a noi, sensibile e rispettosa con cui intraprendere un percorso di vita.

La mia storia tossica mi ha cambiata, in meglio, ora apprezzo le piccole cose, le persone semplici e auguro a tutte di riuscire a fare altrettanto. Manu

© Nadia Nunzi


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