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  • Nadia Nunzi

Nonostante tutto sono grata alla vita


Storie vere, Nadia Nunzi

Ciao Nadia, mi chiamo R. e vorrei raccontare in breve la mia storia.

Sono cresciuta in una famiglia composta da: mio padre, mia madre, una sorella maggiore (di sei anni) e un fratello più grande (di quattro anni).

A poco a poco durante l'infanzia cominciai a capire che venivo trattata diversamente rispetto a mia sorella e a mio fratello.

Quando loro chiedevano qualcosa la ottenevano sempre, invece a me veniva sempre detto che non era il momento, quindi restavo regolarmente delusa.Mio padre era una bravissima persona, ma era completamente succube di mia madre, la quale aveva un carattere rigido e autoritario, e siccome io, come reazione mi chiudevo in un mondo tutto mio, infieriva molto su di me perché avrebbe voluto che invece mi assoggettassi ai suoi voleri, (cosa che per il mio modo di essere era inconcepibile).

All'età di quattordici anni, un compagno di scuola iniziò a corteggiarmi, e lei ne fece una tragedia, proibendomi di vederlo e ciò mi procurò un vero e proprio trauma.

Non sto a raccontare tutti i dispetti e le cattiverie ai quali mi sottopose fra i quattordici e i diciannove anni, ma furono parecchi e devastanti. E mi portarono a sposarmi, per la disperazione, proprio a quell’età (a diciannove anni), con una persona che era di suo gradimento ma che io non amavo. Insomma mi sposai per sottrarmi alla situazione che vivevo e che per me era assurda e insostenibile.

Mio marito (sorpresa!) si rivelò l'esatta fotocopia di mia madre. Era opprimente, cattivo, ossessionante… Aveva fatto di me la sua prigioniera e, alla fine, quando scoprii che aveva anche una relazione extraconiugale, decisi di separarmi, anche se avrei dovuto ricominciare tutto daccapo e trovarmi un lavoro (visto che lui per via della gelosia mi impediva di farlo).

Inutile dire che queste vicende sono state molto lunghe e dolorose, infatti il matrimonio durò ben diciassette anni.

Mia madre quando le dissi che volevo separarmi rispose queste testuali parole:

«La porta è chiusa e noi non abbiamo soldi».

La ringraziai per la sincerità e mi rimboccai le maniche, mi trovai un lavoro e iniziai una vita da SOLA che seppure difficile mi ha permesso di mantenermi e anche di iniziare un forte percorso di CONSAPEVOLEZZA attraverso la pratica buddhista, lo yoga e altre vie spirituali.

In seguito a questo forte percorso sono arrivata a capire che probabilmente mia madre non aveva desiderato che io nascessi, proiettando su di me una forma di odio e di rifiuto di cui non è mai stata veramente consapevole.

Decisi allora di iniziare ad AMARE ME STESSA, rendendomi conto che avevo bisogno di imparare a volermi bene e a stimarmi.

Comunque ho accettato il mio karma e sono grata alla vita, che attraverso tutte queste sofferenze (che ho molto semplificato), mi ha insegnato a essere più umana e consapevole e soprattutto ad avere rispetto per me stessa e ad amarmi, cose che nessuno mi aveva insegnato.

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