Senza più catene
Sono passati tre anni dalla fine della storia più importante della mia vita, quella con il padre di mio figlio che trentacinque anni fa ci ha abbandonati entrambi.
È tornato nella nostra vita quattordici anni fa, dopo il fallimento di un'altra importante storia da cui è nato il mio secondo figlio. Ricomincia la nostra storia, con me Donna e lui che è rimasto tale e quale a quando l'ho incontrato.
Undici anni di tradimenti e umiliazioni. Una brutta depressione mi porta alla psicoterapia e comincio a prendere le distanze, niente più scenate, niente più pianti, stranamente finiscono anche i tradimenti. A luglio di tre anni fa nostro figlio decide di andare a lavorare in Germania, per me è un gran dolore, in aeroporto sono sola, sola come in clinica quando ho partorito. Quello è stato il momento in cui gli ho voltato le spalle. Non l'ho più chiamato. Ad agosto mi manda un messaggio dicendomi che nostro figlio doveva tornare per firmare delle carte, che sapeva che io avevo un altro, che ero bugiarda e traditrice come quando ero ragazza. Che gli avevo messo il figlio contro.
Mi disse di ascoltare ‘Mi manchi’ di Laura Pausini. Gli risposi che gli avevo voltato le spalle perché ancora una volta ci aveva abbandonati, che l'unico nel rapporto che aveva tradito era lui e che avevo pianto tante di quelle volte con quella canzone che avrei cambiato stazione appena avessi udito le prime note. Ero cosi soddisfatta e fiera di me! Poi, un’ora dopo circa, squilla il telefono, è sua sorella, penso che lui le ha parlato di noi. Un urlo. Dice che è morto. O meglio che si è suicidato.
«A che ora chiedo, dove?».
«Non ti avvicinare, ha lasciato scritto che tu non ti avvicini», risponde.
Il gelo, devo raggiungere mio figlio. Devo parlargli, non ho il telefono. Dopo ore riesco a mandare un’ e-mail al ristorante e finalmente riesco e gli do l’orrenda notizia.
«Mi ha abbandonato per la seconda volta, questa volta per sempre», dice.
Lo abbraccio virtualmente perché lo sento piangere. Poi lo saluto e posso finalmente piangere anch’io. Sono certa che con il suo gesto avrebbe voluto annientarmi, non c'è riuscito perché le catene erano già più lente. Non l'ho ancora perdonato ma oggi sono serena, Nadia. Mio figlio è tornato e sta combattendo con i parenti del padre (ancora non gli hanno dato nemmeno la sua quota di eredità). Ha cercato di scaricare anche su di lui i sensi di colpa, rimproverandolo perché non gli aveva risposto per messaggio. Quel figlio ha aspettato un suo gesto, una telefonata ma lui ha avuto il coraggio di rinfacciargli la mancanza di una risposta.
È triste dirlo ma, con la sua morte, mi ha svincolato da un amore malato.
Ora sono LIBERA, ho incontrato un uomo discreto e sensibile. Ho i miei figli che adoro, ho trovato la mia serenità, unico rimpianto è avergli permesso di mettere fine alla nostra storia. Toccava a me, undici anni buttati al vento. Di questa storia mi è rimasta l'immensa solitudine. Ho dovuto lavorare anche con nostro figlio per togliergli il peso della colpa che lui ha cercato di lasciarci, credimi non è stato facile ma oggi finalmente ha capito. Lui non aveva il coraggio di vivere, perché non ci vuole coraggio a uccidersi, ma a vivere, e noi siamo CORAGGIOSE! #violenzaerinascita