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  • nadianunzi

CONTINUIAMO A SCEGLIERCI


coppia che si tiene per mano

Ero sola con tre figli a carico. E anche se può sembrare una contraddizione affermare di essere sola con tre bambini era esattamente come mi sentivo. Una donna sola e con un’enorme responsabilità sulle spalle.


Mi ero separata, dopo il terzo figlio di appena un anno, quando ero arrivata al limite di sopportazione di quella che era una relazione disfunzionale con un individuo tossico e manipolatore. Ci eravamo sposati velocemente sedici anni prima quando ero ancora molto giovane, solo perché ero rimasta incinta. Quasi nemmeno ci conoscevamo. Succede, soprattutto quando alle spalle hai un bel bagaglio di insicurezze e condizionamenti famigliari che ti impongono di compiere determinate scelte. Per i miei genitori rigidi e anaffettivi non esisteva alternativa al matrimonio in quelle circostanze.


Resistetti nella relazione a dir poco infelice per anni poi, un giorno, mossa da un profondo senso di malessere, decisi di concedermi una nuova possibilità.

Non fu facile, attraversai periodi bui e di grande sconforto. I vuoti affettivi albergavano in me come pozzanghere e gli impegni dati dal lavoro e dalla gestione dei figli non riuscivano in alcun modo a riempirli.


Avevo bisogno di riallacciare rapporti, divagarmi e riaprirmi a una vita sociale che avevo del tutto accantonato. Così una sera decisi di iscrivermi a un sito di incontri.

Non amavo particolarmente la tecnologia e mai avrei pensato di utilizzarla per conoscere persone nuove ma in quel momento fu l’unica via che mi venne in mente per evadere un po’ dalla faticosa routine quotidiana. Misi a letto i bambini e decisi di provare senza nessuna particolare aspettativa.


«In fondo è solo un’esperienza» mi dissi e inserii i miei dati.


Nel giro di pochi giorni fui inondata di messaggi di ogni tipo e mi sentii sopraffatta. Cercai di discernere il più possibile ignorando le frasi particolarmente superficiali e mi focalizzai su quei ragazzi che mi ispiravano almeno un po’ di fiducia. Nonostante ciò i primi incontri furono disastrosi e mi ritrovai addirittura un malintenzionato sotto casa. Non ero stata accorta nel raccontare di me e mi aveva seguita dopo avermi vista nei pressi della scuola di uno dei miei figli.


«Che stupida!» Avrei dovuto fare di certo più attenzione ma ero anche demoralizzata. Proseguii solo per un altro po’, scambiai delle conversazioni interessanti con alcune persone ma nulla di che. Inoltre continuavo a sentire quel senso di pressione dato dagli innumerevoli messaggi e notifiche che arrivavano appena mi connettevo. Quella modalità non faceva proprio per me. Era troppo veloce, invasiva e caotica.


A un certo punto decisi di chiudere tutto, ci avevo provato e poteva bastare così.


Feci per disconnettermi quando un nuovo ragazzo, Federico, cliccò sul mio profilo mostrando interesse e mi salutò. Sbirciai solo un attimo la sua foto e gli risposi restando ferma sulla decisione presa.

«Scusami ma questo sito non fa per me, se vuoi ci sentiamo al di fuori» gli scrissi d’istinto sperando di non apparire poco seria.

«Ok, va bene… anche io preferisco conversare alla vecchia maniera» mi rispose, precisando che era approdato lì per puro interesse informatico e si era iscritto prevalentemente per ispirarsi e capire meglio il funzionamento, con l’intento di creare un sito simile.


Ci scambiammo i numeri di telefono e spostammo la conoscenza fuori da quel mondo virtuale super affollato.

Nel giro di poco tempo diventammo amici, le conversazioni infittirono acquisendo profondità. Il suo modo di relazionarsi mi piaceva, mi sentivo ascoltata per la prima volta e non potevo che ripensare al mio ex marito che mentre gli parlavo indossava le cuffie per seguire la partita di calcio in TV. Inoltre ero attratta dalla sua mente, da quell’attitudine naturale nel trovare soluzioni che emergeva ogni volta che portavo a galla una mia difficoltà. Così dopo due mesi di conversazioni telefoniche decisi di incontrarlo e gli diedi un appuntamento in un bar. Indossai una tuta da ginnastica e mi incamminai verso il locale.


Appena lo vidi scoppiai a ridere.


«Ho appena finito il turno, dici che do troppo nell’occhio?» mi chiese voltandosi verso l’ambulanza alle sue spalle.

Risi ancora e ci salutammo con i due baci canonici e gli offrii da bere perché non aveva con sé il portafoglio.

Di certo un primo incontro originale, pensai.


Fisicamente non era il mio tipo ideale ma in fondo nemmeno io ero il suo e ce lo confidammo molto apertamente decidendo di viverci giorno per giorno senza troppe aspettative.

A seguire, durante uno dei week-end in cui i bambini erano con il padre, lo invitai a pranzo a casa mia e cucinammo insieme. Passammo una giornata molto piacevole e ci conoscemmo sempre di più.


Eravamo molto diversi, con vite e vissuti quasi opposti. Anche lui si era separato ma aveva un ottimo ricordo della sua relazione e nutriva profondo rispetto verso la sua ex compagna con cui era rimasto amico. Anche lei era il mio opposto: bionda, magra, elegante e sentirne parlare mi rendeva particolarmente nervosa. Anche quando mi raccontava del suo unico figlio undicenne lo immaginavo come un bambino modello, bravo, intelligente, educato e non potevo che sentirmi a disagio pensando ai miei che invece tiravano molliche di pane in giro per casa, parlavano ad alta voce e si ribellavano alle mie semplici richieste di madre stanca.


Mi sentivo così sbagliata paragonandomi a quella realtà idilliaca che mi mostrava a parole. E a un certo punto glielo dissi con l’amarezza di donna delusa di sé stessa e della vita.


«Cosa ci azzeccherei io con te? Tu sembri Piero Angela, hai viaggiato ovunque, hai visitato posti stupendi, sei acculturato, mantieni un rapporto armonioso con la tua ex… io invece ho un passato assurdo che cancellerei con un colpo di spugna, un ex che non fa altro che creare ostacoli e una vita attuale a dir poco incasinata.»


Sentivo il respiro affannarsi nel petto mentre pronunciavo quelle parole e rivivevo i drammi della mia relazione, le umiliazioni, l’assenza dei miei genitori.


«Ester, tu sei una potenza, sei come un iceberg. Esteriormente emerge solo una piccola parte ma dentro hai una forza e una profondità immense. E sono date da tutto ciò che hai vissuto e affrontato. Ti ammiro ogni volta che ti mi racconti un nuovo pezzetto di te.»


Quel suo modo di percepirmi era spiazzante, nessuno mi aveva mai considerata così, io stessa non ero in grado di vedermi in quel modo.

Mi avvicinai e gli consentii di baciarmi ignorando il dopo.

Fu dolce e fu strano. Non ero abituata a nessuna delle attenzioni che mi dava, né a essere coccolata e compresa. Ma era tutto ciò di cui avevo più bisogno e a lui era disposto a darmelo.


«Secondo me non duriamo un mese insieme» gli confidai scettica.

Lui non rispose ma oggi so che credeva la stessa cosa.

Da allora sono scorsi sei anni e la nostra relazione prosegue.

Non è stato sempre facile e a volte non lo è ancora.  

Viviamo a 45 chilometri di distanza, in case separate e con modalità di vita differenti. I nostri figli hanno avuto bisogno del loro tempo per familiarizzare e abituarsi ma noi due continuiamo a sceglierci ogni giorno e questa è la nostra forza.

Pensavamo di non piacerci perché ciascuno di noi aveva in mente il suo modello estetico ben distante ma era una stupidaggine.


«Per me sei bella, nella tua completezza di donna, con il tuo carattere e le particolarità della tua vita» mi dice anche adesso mentre si prende cura di me, massaggiandomi le spalle. Lo guardo e per me è lo stesso. E con il tempo, anche grazie a un supporto terapeutico, ho colmato in maniera sana i miei vuoti affettivi e compreso di non essere inferiore né a lui né alla sua ex compagna, siamo semplicemente diversi e insieme abbiamo imparato a fare delle nostre diversità motivo di arricchimento per entrambi. Questo ci permette di restare uniti o di riprenderci quando ci allontaniamo.

E a ogni incontro è un po’ come innamorarsi di nuovo.


© Nadia Nunzi Storia vera raccolta per la rivista Confidenze, aprile 2024


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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