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  • Nadia Nunzi

In attesa di giustizia


Mi ero lasciata con il padre di mia figlia da due anni e mezzo, durante i quali non frequento nessun altro. Poi arriva lui… ventiseienne, nove anni più giovane di me ma molto maturo.

Mi contatta tramite Facebook e, per conquistare subito la mia fiducia, usa come biglietto da visita una mia cara amica. Inizia a scrivermi saltuariamente su Messenger fino a quando non mi convince a prendere un caffè con lui.

Mi corteggia in maniera così sofisticata e con mille premure che ci casco e ignoro anche la donna che tempestivamente salta fuori avvertendomi che sta frequentando anche lei.

Lui ovviamente nega tutto e la fa passare per pazza.

Iniziamo a frequentarci e a stare insieme.

Ogni giorno perdo un pezzetto della mia vita.

Lui mi controlla in modo ossessivo e in un baleno mi ritrovo sulle montagne russe.

In pochissimo tempo sono isolata: amiche e famiglia spariti.

Siamo soltanto io e lui. Mia figlia non lo sopporta e prova ad allontanarmi anche da lei.

Un anno e mezzo di cene costose, week-end folli e altre ebbrezze, tutte pagate da me. Dice sempre che restituirà tutto.

Un anno e mezzo tra divertimento e sparizioni. Premure e insulti di ogni genere.

Subisco umiliazioni pesanti, violenze psicologiche davvero forti.

A un certo punto ragiono e mi reco presso un centro antiviolenza per donne. Resto con lui ma vado settimanalmente a confidarmi con le responsabili del centro.

Non riesco a lasciarlo, sento di non poter fare a meno di lui nonostante il male che si ingrandisce fino ai maltrattamenti fisici.

Ci metto del tempo per riuscire a staccarmi.

Lo allontano gradualmente e quando lui nota questo distacco inizia ad agitarsi con pianti e finte scenate.

Mi chiama e io mi impietosisco. Nonostante la paura di essere uccisa vado da lui. Fino a che, succube dell’ennesima sua follia, decido di far intervenire la Polizia.

Continua con le minacce per giorni e rischio anche di perdere il lavoro a causa del suo comportamento folle.

A quel punto lo denuncio e per un po’ smette di importunarmi e non ho più contatti, tranne uno in cui mi chiede di vederci ancora una volta.

Mi invita al ristorante ma mentre siamo lì riceve una telefonata e inizia a picchiarmi davanti a tutti.

Se fossi andata a casa sua non ne sarei uscita viva.

Denuncio ancora con i referti del Pronto Soccorso e ottengo il divieto di avvicinamento in attesa dell’udienza in Tribunale.

È accusato di Stalking, minacce aggravate, lesioni.

Se penso che intendeva sposarmi mi vengono i brividi.

Ha sempre avuto, oltre a me, almeno altre tre donne più grandi di lui che usava quando scompariva.

Sono attualmente in attesa dell’udienza dove chiederò il risarcimento per tutti i danni, morali e fisici.

Nel frattempo ho incontrato un uomo fantastico, il suo opposto.

Non è facile fidarmi completamente dopo tutto quello che ho vissuto. Osservo e sono vigile. Ma sono anche felice perché dopo tanta sofferenza la vita mi sta regalando momenti bellissimi. Inoltre confido nella giustizia. M.

© Nadia Nunzi

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