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nadianunzi

Non riuscivo a lasciarlo


Ciao Nadia, la mia storia è lunghissima ma provo a sintetizzarla.

Donna in rinascita

Ho vissuto con una madre e un fratello entrambi narcisisti e manipolatori.

Puoi immaginare com’è stata la mia vita.

Con queste premesse, come spesso purtroppo accade, mi sono avvicinata a un uomo con le stesse caratteristiche e l’ho sposato.

Sedici anni di matrimonio prima di riuscire a lasciarlo (tra un tira e molla e l’altro perché era geloso e possessivo).

Ero innamorata e gli perdonavo tutto e non c’è voluto molto ad annientarmi.

Mi aveva fatto terra bruciata intorno: non potevo frequentare nessun altro essere umano senza la sua presenza.

Mi seguiva sia quando andavo al lavoro sia quando rientravo.

Mi insultava, mi attribuiva amanti inesistenti (sono stata sempre fedele). Mi faceva vivere una vita infernale, mi distruggeva l’esistenza ogni giorno di più, ma io ero succube e non riuscivo a reagire. Sembravo un automa, totalmente ipnotizzata.

Non mi riconoscevo più, non avevo più nessun interesse, ero privata totalmente della mia identità. Eppure non riuscivo a lasciarlo.

Volevo cercare aiuto ma non me la sentivo di parlarne con nessuno. Mi vergognavo forse e continuavo a tenere tutto dentro. Poi un giorno sono entrata in libreria e ho comprato il saggio: Donne che amano troppo ed è stato per me come togliere ogni velo dagli occhi.

Ho iniziato a comprendere e a comprendermi. Ho iniziato a guardarmi dentro e a capire da cosa derivasse il mio comportamento e attaccamento verso quell’uomo che mi faceva solo patire. Così sono iniziati a riaffiorare antichi e dolorosi ricordi.

Ho iniziato finalmente a darmi delle risposte e ho scoperto il significato della DIPENDENZA AFFETTIVA.

In seguito ne ho parlato con lui ma subito mi ha risposto che non dovevo leggere quei testi inutili e che mi stavo suggestionando e basta. Poi ha iniziato a guardarmi con maggior sospetto, mi controllava sempre di più: come mi vestivo, come mi truccavo, persino se mettevo del profumo oppure no. Controllava continuamente il mio cellulare, in un’estenuante ricerca di prove.

Una sera, letteralmente sfinita e pronta a lasciarlo, sono scoppiata.

Gli ho detto: «Io penso di non amarti più!»

Apriti cielo! Non l’avessi mai fatto.

Ha iniziato ad accusarmi, a insultarmi pesantemente, a lanciare oggetti per terra, a urlare come un pazzo. Poi, mentre mi riaccompagnava a casa, ha iniziato a correre percorrendo una strada di collina, senza controllo e urlando fuori di sé che si sarebbe buttato di sotto.

Non so come, ma sono riuscita a mantenere la calma e a calmare anche lui dicendogli di non fare sciocchezze e di pensare ai nostri figli. Così, ha placato la sua ira e, incolume, sono rientrata.

Finale della storia?

Dopo tre mesi è ritornato con l’ex moglie (con cui, tra l’altro, era ancora in contatto, a mia insaputa, da parecchio tempo).

Questo mi ha ferita ancor più di tutto il resto.

Comunque ora sto bene, ho scelto di stare da SOLA per occuparmi principalmente di ME. Mi sento come RINATA e ho tanta voglia di riprendermi i miei spazi sacrosanti, senza avere sensi di colpa. Lina

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