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  • Nadia Nunzi

In attesa di giustizia


In attesa di giustizia. Storie di donne.

Ciao, sono una ragazza di trentotto anni e la mia storia è un vero calvario, iniziato subito dopo il matrimonio e peggiorato in seguito alla nascita della prima figlia. Mio marito era sempre più violento, offendeva e mi trattava malissimo. Una volta, per un motivo futile come una maglietta stropicciata, davanti ai bambini mi ha tirato i capelli, alzato le mani e cercato di strozzarmi.Ulteriori guai sono esplosi quando ho iniziato a uscire con un’amica che avevo conosciuto sul posto di lavoro. Ogni volta che andavo fuori paese venivo accusata di avere un amante e volavano accuse e offese. Non potevo fare nemmeno la cosa più banale - come prendere un caffè al bar - senza che la gelosia sfociasse in rabbia violenta.Una sera, a casa, dopo una lite, mi disse: «se avessi una pistola ti scaricherei addosso tutto il caricatore». Mi ha sempre picchiata, certe volte con il bastone della scopa. E si è sempre rivolto a me nel peggiore dei modi: “maledetta, non vali niente, non sai gestire la famiglia, bastarda, femmina di merda…” e molto altro ancora.Un giorno, esasperata, sono andata dai miei piangendo e implorando che lo buttassero fuori di casa ma lui allungò le mani anche davanti a loro. E in seguito disse che, la colpa dei lividi che mi aveva lasciato addosso, era la mia che facevo sempre scenate. Purtroppo i miei genitori, per tutelare la loro immagine, mi convinsero di dargli un'altra possibilità e io lo feci (come sempre) solo per i bambini, ma fu la scelta sbagliata. Lui una sera si arrampicò dal balcone dicendomi che se lo avessi lasciato si sarebbe buttato. Io ci credetti e non lo lascia ma fu peggio di prima. Iniziò a farmi violenza anche sessualmente. Inoltre ben presto scoprii che era esattamente lui ad avere un’amante. Gli dissi che non valeva niente né come uomo né come marito, e mi tolsi la fede, buttandola. Lui mi prese e mi spinse al muro minacciandomi di morte e che non mi dovevo permettere di lasciarlo. Continuai a ribellarmi spesso ma ogni volta fu sempre la stessa storia.

Minacce gravissime, spesso anche davanti ai nostri figli.Per l’ennesima volta chiesi aiuto a mio padre e gli mostrai anche le prove del tradimento ma ribadì che non dovevo separarmi e che la colpa era mia e del mio solito brutto carattere ribelle. Purtroppo il mio male ha radici lontane e riguarda proprio lui, un padre altrettanto violento, che mi ha sempre tenuta in possesso a colpi di cintura e che non mi ha mai lasciata libera di fare la mia vita né di realizzare i miei sogni. Un padre che ha sempre visto la mia intraprendenza e voglia di vita, come un disonore verso la famiglia. E che tuttora mi considera come una che inventa storie invece di aiutarmi.

Sono stanca, avvilita, delusa. Una persona umiliata sia come donna che come moglie. Un continuo dolore che si somma ad altro dolore, ma non voglio arrendermi.

Ho sopportato sempre molto per i miei figli ma ora BASTA. Sono riuscita a chiedere la separazione e, anche se lui non è intenzionato a firmarla e continua a starmi addosso, io non smetto di lottare né di aspettare il corso della GIUSTIZIA. Che se non sarà legale, spero tanto sia quantomeno DIVINA.


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