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  • Nadia Nunzi

Io che credevo nel mio 'per sempre'


Per sempre. Storie di uomini.

Questa è la storia di un Uomo che ha subito violenza da parte di una donna.

Il Blog resta al femminile ma non per questo voglio escludere la voce maschile di chi ho avuto modo di conoscere e che mi ha scritto col cuore, mettendo a nudo la propria anima in maniera sincera.

Ciao Nadia,

ciò che mi è successo per fortuna appare nei miei pensieri sempre più di rado e sembra come fosse parte di un'altra vita.

Oggi, quando mi osservo, so perfettamente che agli insulti, alle denigrazioni e alle umiliazioni senza senso, avrei dovuto fare richiesta di spiegazioni e chiedere alla mia compagna, per quale motivo sentisse di utilizzare certi comportamenti nei miei confronti. Che cosa, in particolare, le scatenasse la rabbia. E probabilmente avrebbe cominciato a chiederselo anche lei e, magari, avrebbe capito che non ero io la causa scatenante degli inutili nervosismi, ma che il male provenisse da tutte le sue sensazioni, o comunque, se anche non lo avesse capito, avrebbe attivato, un altro modo di porsi. Tuttavia, nonostante siano già passati tre anni da quando ho chiesto aiuto, ripercorrendo ogni parte del vissuto, ancora oggi, non riesco a trattenere le lacrime.

C'è stato un episodio, che sono andato a ricordare proprio in questi giorni con un amico, accaduto oltre trent'anni fa, che se fossi stato consapevole, mi avrebbe fatto capire molto. Fu quando lei tentò di farsi del male e, non essendo ancora sposati ma convivendo, minacciava di andarsene, cosa che ha continuato a fare continuamente, anche in seguito, dopo il matrimonio e per stupidi e inutili dissensi.Io già soffrivo inconsapevolmente ai suoi scatti d'ira, ma temevo più per quella che poteva essere la sua sorte.

Anche quando mio padre si accorse che c'era qualcosa che non funzionava e mi disse di lasciarla andare, io risposi: "ma dove la lascio andare?".

In seguito la vita scorse tra la nascita di nostra figlia, gli impegni di casa e di lavoro sempre nelle continue violenze verbali e nelle umiliazioni, alternate alle classiche lune di miele, dove io, nonostante la delusione, la tristezza e la confusione, mi convincevo (e illudevo) che presto sarebbe andata meglio. Invece tutto peggiorava sempre di più.

Sminuirmi e imputarmi colpe per ogni mia scelta, ritenuta sempre sbagliata, a un certo punto nemmeno bastò, e si arrivò alle minacce più pesanti e alla violenza fisica.

Si, anche nelle donne l'asticella si alza fino a quel punto arrivando a mettere in pericolo anche la vita stessa. E posso dire di essermi ritrovato persino con le sue mani al collo e un coltello da cucina puntato alla pancia.Ogni volta che sentiva che, per qualche ragione, stessi sfuggendo al suo controllo, magari perché m’intrattenevo sui social (senza nascondermi ma senza comunque sentirmi di dover chiedere il suo consenso) ecco che arrivava il disprezzo, palesato spesso col gesto di togliersi la fede e tirarmela addosso.

In questi tre anni ho elaborato tutto, mi sono messo in discussione tanto e ovviamente è venuto fuori che le è stato facile disintegrare la mia autostima perché già piena di ferite. Inoltre i miei timori alle sue ire hanno contribuito tantissimo a farmi chiudere totalmente in me stesso e ad alimentare le mie titubanze alle sue esigenze, amplificando la sua rabbia.

Lei è una donna che ha sempre messo in primo piano la cura di se stessa (sia quella fisica che quella spirituale) e non ha mai rinunciato alle frequentazioni di nuove conoscenze, allo sport, ecc. Ma non ho mai avuto nulla in contrario né da imputarle nemmeno riguardo la cura della casa né della crescita di nostra figlia, (entrambe condivise perché abbiamo sempre ripartito i compiti).

Posso dire che ci sono stati anche tanti momenti felici e sereni ma spesso, per assurdo, anch’essi motivo di rabbia. Io, per lei, ero sempre l'egoista che pensava solo ai fatti suoi. Il classico specchio, insomma.

Per questo motivo la violenza è durata così tanti anni e anche perché era mio dovere fare il padre per mia figlia, fino al diciottesimo compleanno, anno in cui ho chiesto la separazione. Mia figlia mi adorava e mi adora, anche se la mia ex, in questi ultimi due anni, ha provato a mettermela contro, accusandomi di essere quello che ha distrutto la famiglia, e i sensi di colpa, ovviamente, sono stati devastanti.

Non riuscivo completamente a staccarmi, nonostante sapevo che non c'era più nulla da fare. Le avevo anche chiesto (dieci anni prima) di farci aiutare da uno specialista ma rifiutò categoricamente dicendo che ci avrebbero tolto nostra figlia.

E poi l'amavo, l'amavo tanto. È stata l'unica donna della mia vita fino alla separazione.

Mi sono rivolto all'associazione sulla violenza domestica per chiedere di aiutarmi a farle capire che non poteva trattare così suo marito. Io ci credevo nel mio "per sempre" ma mi hanno messo di fronte a un delirio inaspettato.

Escludendo la ragione che mi ha ridato la vita, in cuor mio, so che, nonostante tutto, continuerò ad amare quella parte di lei che ho sempre amato.

Un abbraccio. M.

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